A PROPOSITO DI BITCOIN E MONETE VIRTUALI

A PROPOSITO DI BITCOIN E MONETE VIRTUALI

A proposito di BITCOIN e monete virtuali

I bitcoin nascono il 31 10 2008 con un documento di 9 pagine a nome di Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo dietro il quale può esserci qualsiasi cosa: una persona, un gruppo di persone o una multinazionale. Qualche mese prima, il 16 settembre, la succursale giapponese della Lehman Brothers e la sua controllante con sede a New York, presentavano la richiesta di amministrazione controllata, ma si trattava di una autentica bancarotta e del più grave fallimento della storia. Gli Stati Uniti e il mondo sprofondavano nella peggiore crisi economica del dopoguerra. La sfiducia nelle istituzioni finanziarie e nelle banche era al massimo, ma questo disastro aveva le sue radici nella fine del gold standard e della convertibilità del dollaro, avvenuta nel 1971, durante la presidenza Nixon, cui è seguita, durante l'amministrazione Clinton, la deregulation bancaria. Le banche che raccoglievano e premiavano il risparmio sono diventate banche di investimento e con il conseguente allentamento dei controlli si sentirono autorizzate ad effettuare le più spericolate speculazioni finanziarie. Si sono diffusi i sub prime, mutui concessi senza le necessarie garanzie e a basso tasso di interesse, divenuti crediti inesigibili e, con la cartolarizzazione, trasferiti poi sugli investimenti di ignari investitori privati.

In questo clima le istituzioni finanziarie e in particolare le banche hanno perso molta della loro credibilità. La moneta virtuale di Nakamoto ha trovato un terreno favorevole per prosperare, al punto che, ai bitcoin, si sono aggiunte molte altre monete virtuali, oltre ogni previsione. Non tutte queste monete sono in grado di dare le stesse garanzie della moneta di Nakamoto: il Corriere della Sera del 2 genn. 1924 riporta il caso, ma non è l'unico anche se è il più eclatante, di Do Kwon, ingegnere informatico, coinvolto nel fallimento delle sue valute virtuali: "Terra USD" e "Luna", che nel maggio del 2022 ha determinato la perdita di 45 miliardi sparsi su una miriade di investitori in tutto il mondo. Anche Elon Mask ha una sua moneta virtuale che attualmente ha visto largamente crescere il suo valore in corrispondenza all'ingresso del suo possessore nel ristretto ambito dei più fidati collaboratori del neoeletto presidente americano Donald Trump.

Sempre sul settimanale "La Lettura" del Corriere della Sera del 20 dic., nell'articolo "La moneta contro il sistema" di Giuseppe Sarcina, leggo che esistono almeno 10.419 cripto valute pari ad una capitalizzazione di 3.550 miliardi di dollari. Tuttavia anche sulla moneta di Nakamoto dobbiamo porci alcune domande: in primis sulla

sua sicurezza, sugli obbiettivi che si propone di conseguire, sulla sua utilità contro l'inflazione prodotta dalla creazione di nuova moneta (come attualmente avviene con la valuta cartacea, cosiddetta "Fiat") e sulla sua utilità economica ai fini della produzione e del lavoro.

Il bitcoin elimina la intermediazione bancaria, il mercato dei cambi, crea una moneta universale non manipolabile dalle banche e dai governi nazionali, le transazioni vengono criptate e questo garantisce la privacy ma anche l'anonimato, la convalida degli scambi è affidata a tutti i titolari di account, da pari a pari, non c'è il pericolo di subire l'inflazione perché, contrariamente a quanto accade per le monete FIAT, l'offerta di moneta ha un limite invalicabile fissato sin dall'inizio e il suo valore è soggetto solo alla legge della domanda e dell''offerta. Attualmente questo limite è fissato in 21 milioni e ce ne sono19,9 milioni già in circolazione. Si presume di arrivare quanto prima al limite massimo raggiungibile. Poi, se ci sarà nuova domanda, ci sarebbe solo da aspettarsi un aumento del valore unitario della moneta che al momento è attorno ai 100 mila dollari.

Queste condizioni mi consentono già di sollevare alcune obbiezioni.

  • La crittografia delle transazioni protegge la privacy ma consente anche un sicuro rifugio per traffici illeciti e per evasori fiscali. Infatti la blockchain, il registro digitale pubblico, contiene solo le transazioni criptate, non il nome degli utenti.
  • Le transazioni possono essere validate in teoria da tutti i possessori di account (peer to peer) ma, in realtà, il lavoro di validazione del elle transazioni è affidato ai miner, in competizione tra loro, conoscitori di algoritmi e formule matematiche ma soprattutto possessori di un nodo informatico completo cioè di un computer nella rete di bitcoin con grandi capacità di calcolo e che necessita di una grande fonte di energia. Inoltre questi nodi informatici (ASIC) sono estremamente costosi, diventano facilmente obsoleti e devono continuamente essere sostituiti. Solo poche multinazionali lo possono fare e risiedono per lo più in USA, in Cina, ma anche in Russia, Kazakistan, Canada e Germania. Il lavoro dei miner viene compensato con un certo numero di bitcoin per ogni blocco di transazioni di cui si ottiene la convalida (ogni 10 minuti se ne forma 1). Il primo miner che riesce a farlo, una volta ottenuto la convalida con la condivisione degli altri miner, ottiene un compenso: era di 50 bitcoin all'inizio ma viene dimezzato ogni 4 anni ed ora e pari a 3,125 bitcoin. Attualmente questa cifra è ancora sufficiente a ripagarli delle spese ma cosa succederà quando, con ulteriori riduzioni a metà, si avvicinerà una cifra che non consentirà di rientrare nelle spese, nel frattempo aumentate per via del crescente numero di transazioni? Si potrà mantenere il limite di 21milioni fissato in origine o si dovrà per forza creare nuovi bitcoin
  • Come possono gli utilizzatori di bitcoin sentirsi attori quando in realtà sono comparse e devono solo affidarsi al lavoro di queste multinazionali il cui lavoro, per loro, è scarsamente comprensibile?
  • come possiamo avere la certezza che le piattaforme di exchange abilitate siano sempre disponibili a convertire i bitcoin nelle monete tradizionali?

Tuttavia queste sono obbiezioni minori. la principale obbiezione è già individuata da Giuseppe Sarcina, autore dell'articolo, cui abbiamo accennato in precedenza: questa moneta, almeno per ora, non serve tanto come moneta di scambio per transazioni commerciali, non aiuta l'economia dei singoli paesi, non è sostenuta da realtà economiche fatte di produzione e lavoro: secondo Sarcina "la cripto valuta avrebbe tradito l'aspirazione anarchica e antisistema delle origini per diventare un bene d'investimento con alti rendimenti". Il pericolo di creare grandi ricchezze senza un sostegno economico fatto di produzione e lavoro è reale e può tradursi nella sottrazione di risparmio, necessario all'economia di molti paesi. Il risultato sarebbe ricchezza per pochi, povertà per molti, disoccupazione e fabbriche che chiudono i battenti, tumulti e proteste, instabilità politica, criminalità crescente, traffici illeciti tutelati dalla cripto valuta.

Se si vuole tutelare il risparmio e favorire l'economia reale occorre tornare al "gold standard". Il World Gold Council calcola che, nel corso della storia, da circa 6mila anni, si siano estratte circa 212.600 tonnellate d'oro e che ogni anno se ne estraggano circa 2500. L'aumento della quantità totale che si realizza ogni anno non è tale da variare in modo significativo.

L'oro, non è deperibile e si conserva nel tempo. Abbiamo quindi una base fissata in partenza data da tutta la quantità estratta nel corso della sua storia, cui si aggiunge ogni anno un quantitativo tale da non modificare sensibilmente il suo valore unitario che, invece, può essere condizionato dalla legge della domanda e dell'offerta: esattamente come i bitcoin. Come potrebbe essere necessario aggiungere nuovi bitcoin alla quantità esistente, una volta raggiunta la quota di 21milioni, per compensare i miner che altrimenti potrebbero non essere più interessati ad effettuare la convalida delle transazioni, così anche con l'oro si possono aggiungere, ogni anno, piccoli quantitativi di nuove riserve alla quantità d'oro esistente a seguito delle estrazioni annuali dei minatori. Le piccole variazioni di valore che si avrebbero, in questo modo, non minaccerebbero la protezione del risparmio offerto ai risparmiatori.

Per tornare al gold standard occorre anche tornare alle banche commerciali che tutelano il risparmio. Queste banche compensano il risparmio con un tasso di interesse e lo prestano per investimenti in beni strumentali, immobiliari, durevoli o, eccezionalmente, di consumo dietro pagamento di un interesse più elevato rispetto a quello concesso ai risparmiatori. Con il guadagno conseguito le banche recuperano le spese di gestione, compensano il capitale investito ma soprattutto accumulano delle riserve. Entro i i limiti consentiti dalle loro riserve di valuta possono concedere nuovi prestiti per finanziare gli investimenti di privati e aziende in beni strumentali e durevoli, previa la concessione di garanzie ipotecarie, avalli e fideiussioni al fine di garantirsi la riscossione del credito. Così si evitano i non performing loan alla base delle bolle che hanno portato, in questi anni, al fallimento di banche, assicurazioni, istituzioni finanziarie in genere. In questo modo si può usare il risparmio per investire e, quando possibile, coprendolo con le riserve accumulate, anticipare l'investimento rispetto al risparmio per incentivare la crescita in modo ordinato. Occorre cioè che l'attività finanziaria sia sorretta da una regolamentazione più rigida rispetto ad un passato in cui si è ecceduto nella erogazione di prestiti favorendo la speculazione finanziaria, senza alcun riferimento alla produzione e al lavoro. Occorre inoltre proteggere il risparmio prodotto nei singoli paesi perché sia prioritariamente utilizzato nello Stato in cui viene prodotto e questo può essere fatto con la lotta all'evasione e contrastando i paradisi fiscali.

Con il gold standard è necessario che le banche centrali garantiscano la convertibilità della moneta in oro e abbiano quindi riserve auree tali da poterlo fare. Non si può creare denaro senza copertura. Questo limita il potere degli Stati e delle banche a emettere titoli di credito come hanno fatto sinora soprattutto per fronteggiare le spese militari, sostenere la guerra fredda prima, interferire negli affari interni di altri Stati poi, finanziando rivolte, colpi di stato, bande criminali, eserciti mercenari, il tutto per allargare la propria zona di influenza come hanno fatto le maggiori potenze mondiali in questi anni.

Se non lo si fa, prima o poi, saremo trascinati in un conflitto mondiale dslle conseguenze catastrofiche per tutti.


Cavarzere 07/01/2025

                                                                                                 Ivo Fava 






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