Elezioni 2022
Elezioni 2022
Nei miei ultimi due post sulle elezioni politiche italiane del 2022, pubblicate su Facebook mi sono speso a favore della partecipazione al voto. L'ho fatto anche se comprendo i motivi che spingono molti elettori alla astensione. Tuttavia se elettori consapevoli e responsabili si astengono dal voto chi sono coloro che votando decidono anche per noi? potrebbero essere delle minoranze particolarmente aggressive e manipolate da chi ha interesse a farlo. Approfittando della loro debolezza e dei loro desideri di rivalsa e riscatto, i manipolatori promettono a chi la casa ce l'ha già, di rifarla con i soldi di noi tutti, con la regalia aggiuntiva di un 10% (così possono cedere il credito avuto dallo stato senza sostenere alcuna spesa). Promettono che potranno fare altrettanto per le case di vacanza al mare o in montagna, ai poveri di abolire la povertà e promettono bonus di ogni natura estensibili a tutti, a chi ne ha bisogno e a chi non ne ha. Assecondando impulsi ancestrali di minacce inesistenti (immigrati, ebrei, neri, gialli, bianchi) aggregano folle inferocite ed aggressive contro nemici immaginari o contro strutture (gassificatori, termo valorizzatori, TAV etc..) percepite come obbiettivi pericolosi per le persone e per l'ambienti in cui vivono. Peggio ancora, sfruttando, l'attitudine al gregge di quanti si affidano a un capo cui affidare il loro destino e le loro preoccupazioni, fanno intravvedere sogni di gloria e fortune patriottiche fuori dalla nostra portata.
Quello che i manipolatori non dicono è quanto emerge dai dati OCSE, elaborati dalla Fondazione Openpolis in un grafico pubblicato di recente on line, da cui risulta che in Europa, dal 1990 al 1220, tutti gli Stati Europei, Italia esclusa, hanno migliorato di molto i salari medi annuali dei loro lavoratori. Per alcuni Paesi come Lituania, Lettonia, Estonia, Slovacchia, Repubblica Ceca gli aumenti sono compresi tra + 276% e + 112,74%; per altri Polonia, Irlanda, Ungheria, Slovenia, Svezia tra il + 96,5% e + 63%; per Danimarca, Lussemburgo, Germania, Finlandia, Francia, Grecia, tra il + 38,75% e + 30,5%; per Belgio Austria, Paesi Bassi, tra + 25,5% e il + 6,2%. Evitano accuratamente di dire che solo l'Italia fa eccezione e si distingue perché è l'unica a subire un crollo pari al - 2,4% dei salari medi annuali dei suoi lavoratori. Perché non ne parlano? Nel frattempo l'inflazione ha prodotto altri guasti riducendo le scarse risorse di cui la maggior parte di noi dispone. Anche gli investimenti per l'istruzione, la sanità, la ricerca, l'ambiente, come i salari, soni diminuiti da noi mentre altrove in Europa crescevano. Da noi le aspettative peggioravano e altrove miglioravano. Intanto da noi i giovani vivono con i loro genitori fino ad età avanzata perché non lavorano o non sono retribuiti quanto basta per rendersi autonomi, molti abbandonano gli studi, non studiano e non lavorano. Tutto questo succede da noi perché non altrove? Perché il dibattito politico non si concentra su questi aspetti invece di parlare di bonus, di spese senza coperture, di si o no a gassificatori, a termo valorizzatori, a treni veloci, di si o no all'obbligo vaccinale, di scatenare una guerra contro la riforma di un catasto obsoleto o sul rinnovo delle concessioni balneari, sul contrasto o sull'accoglienza alla immigrazione di poveri disperati in fuga da sanguinosi conflitti e dalla fame, di dividerci sulla politica estera invece di cercare una linea unitaria coerente con i nostri interessi e, soprattutto, con i nostri valori.
I nostri stipendi e salari sono bassi (e le nostre pensioni future lo saranno ancora di più) perché la nostra economia è ammalata e il Paese deve trovare le risorse per invertire la tendenza al ribasso. Per fare questo occorre il senso della misura; promettere crescita, non bonus o regalie, investimenti veloci non interminabili discussioni e opere incompiute. Invece di cercare facili risorse ricorrendo a nuovo debito per coprire spese correnti o emergenziali (che però ormai sono del tutto normali e prevedibili), occorre completare la digitalizzazione del paese cominciata da Renzi con la denuncia dei redditi precompilata on line, con la fatturazione elettronica, con la CIE (carta di identità elettronica) e l'industria 4.0. Occorre impegnarsi per promuovere la transizione energetica e liberare l'Italia dalla dipendenza straniera in questo settore. Con la crescita si può abbattere il debito, recuperare risorse e credibilità internazionale. Con il recupero di risorse si possono aumentare gli investimenti nella scuola, nella sanità, nell'ambiente, nella ricerca, i sindacati potranno chiedere aumenti salariali e le aziende concederli. Un po' alla volta, naturalmente, senza il suono delle fanfare che accompagna le proposte elettorali delle forze politiche: proposte dei candidati di ieri che sono anche quelli di oggi, ripropongono le solite ricette e, si suppone, otterranno gli stessi risultati: ulteriore debito, perdita di competitività del sistema economico, salari e stipendi sempre più bassi, infrastrutture sempre più obsolete, ambiente sempre più disastrato, scuole sempre meno capaci di educare ed istruire, sanità sempre meno capace di curare. A pagare forse non saranno quelli che propongono queste ricette, forse neppure alcuni dei loro elettori, anzi qualcuno potrà trarne qualche vantaggio. A pagare sicuramente saranno i giovani e le giovani ai quali, probabilmente, se non a tutti a molti di loro, abbiamo già rubato il futuro. Ecco perché, quanti sentono la responsabilità verso questi ragazzi e ragazze che aspettano risposte, devono votare e trovare le motivazioni per farlo.