GLOBALIZZAZIONE OVVERO IL MALE DEL SECOLO
GLOBALIZZAZIONE OVVERO IL MALE DEL SECOLO
Ho letto l'intervista concessa da Branko Milanovic, professore alla City University di New York, al giornalista Giuseppe Sarcina e pubblicata sul settimanale "La Lettura" del Corriere della Sera del 12 gennaio. In essa si sostiene che Trump, neo presidente eletto degli USA, manda in soffitta la globalizzazione ma non riuscirà ad incidere sulle differenze economiche e sociali che continueranno ad aumentare.
Infatti non è la globalizzazione il male. La circolazione del capitale, del lavoro, della tecnologia, potrebbe essere un fatto positivo solo che tenesse conto delle persone, dei loro diritti che devono essere universalmente condivisi. Se questo non avviene in modo prioritario è inutile e pericoloso anche solo parlarne.
Meglio allora sostenere l'economia ricorrendo ai dazi come sostiene Trump, magari cercando di distinguere tra Stati che offrono protezioni sociali, previdenziali e sanitarie simili rispetto ad altri che non lo fanno. Tuttavia anche Trump non si occupa certo delle differenze sociali, degli squilibri provocati dall'aumento della ricchezza in capo a pochi soggetti, da una cultura di massa inadeguata rispetto a quella riservata a classi privilegiate, da una delittuosa distribuzione del reddito che non tiene conto del merito e delle capacità. Anche tra quanti partecipano alla produzione e al lavoro ci sono troppe ingiustificate differenze: un dirigente può ottenere compensi milionari indipendentemente dai suoi meriti, mentre lavoratori normali hanno stipendi e salari sempre più contenuti che non consentono una vita dignitosa, una istruzione sufficiente a consentire una speranza di promozione sociale per sé e per i propri familiari.
C'è chi suggerisce di tassare le rendite di capitale e le speculazioni finanziarie ma non credo che sia questa la strada da seguire in un mondo in cui capitali e transazioni finanziarie possono essere spostati altrove in modo più redditizio. In questi casi possono servire regole più severe a regolazione del risparmio e delle transazioni commerciali e finanziarie. Ma per quanto riguarda una più equa ripartizione del reddito è meglio agire sui salari e sugli stipendi lottando per minimi più elevati e per migliorare gli altri contratti magari attraverso partecipazione agli utili; meglio garantire un'istruzione di massa, scolastica e universitaria, adeguata, in armonia con lo sviluppo scientifico e tecnologico, anche con investimenti in strutture, beni strumentali e con insegnanti meglio pagati e più motivati.
Dice Milanovic: «Oggi buona parte della ricerca economica si concentra su temi tutto sommato marginali rispetto alle dinamiche sulla distribuzione del reddito ……… eppure lo scenario e quello del rischio di nuove fratture sociali causate da fattori economici. E qui torno sul punto della Homoplutia: una nuova classe che fa il pieno dei redditi e che trasmette i suoi privilegi ai figli attraverso un sistema educativo squilibrato. E ancora: «Oggi abbiamo una generazione che ha fatto fortuna grazie alla innovazione tecnologica. Siamo tutti concentrati su Musk. Ma non dobbiamo dimenticare che ci sono altre figure influenti ……. Tutti questi imprenditori hanno un doppio potere: il peso economico delle loro aziende e, in parte, il controllo dei canali con cui vengono disseminate le informazioni. Inoltre, ed è il fattore più rilevante, loro stessi hanno opinioni politiche che vogliono portare avanti. E questo rende il loro ruolo più ingombrante rispetto al passato».
Cavarzere li 13/01/2025
Ivo Fava